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Rovereto, 13 marzo 2013
Tutti a Treviso a scuola di riciclaggio
Commissione ambiente, Comunità di Valle e tecnici provinciali
in visita agli impianti modello di Vedelago
RUGGERO POZZER - E’ assurdo un Trentino in cui convivono
tre o quattro sistemi diversi:
dobbiamo fare sistema per sfruttare le nuove tecnologie
MAURO PREVIDI - Un milione e mezzo da investire
ma si ripaga in tre anni: un impianto così porterebbe vantaggi
sensibili anche sulle bollette dei cittadini

dal Trentino di mercoledì 13 marzo 2013

A scuola di riciclaggio: lunedì la commissione ambiente del Comune ha visitato il centro di riciclaggio di Vedelago. Con loro anche i rappresentanti della Comunità di Valle e dei tecnici della Provincia. In questo centro, conosciuto anche al di fuori d'Italia, sta per partire un impianto di riciclaggio dei pannolini, ma non era solo per questo che Rovereto - su proposta del presidente della commissione, Mauro Previdi - è sceso in provincia di Treviso.

Sullo sfondo c'è il passaggio dalla gestione dei rifiuti e dell'acqua di Dolomiti Energia ad un nuovo assetto, e in prospettiva anche la chiusura delle discariche. Già lunedì prossimo la commissione ambiente dovrà discutere di cosa fare dopo Dolomiti Energia.

Potrebbe essere l'occasione per fare un passo in più e fare come fa il centro di Vedelago, che la plastica non si limita a separarla, ma anche a produrla. Anche per questo, accanto ai consiglieri della commissione ambiente, vi era una delegazione della Comunità, composta da Stefano Spagnolli e Ruggero Pozzer, e due tecnici provinciali. Perché, una cosa è certa, se si seguirà l'esempio di Vedelago, Rovereto non potrà agire da sola, nè forse nemmeno l'intera Vallagarina assicurerebbe un bacino di utenza sufficiente.

Carla Poli, fondatrice di un'azienda che esporta plastica riciclata in tutto il mondo, dalla Svezia all'India, e presta consulenze in diverse realtà italiane per avviare attività simili, ha accolto la delegazione roveretana dopo aver congedato un'intero pullman di ricercatori e docenti di un'università cinese.

Il centro riciclo di Vedelago non si limita a separare ed isolare la plastica, come magari possono fare le imprese del settore presenti già in Trentino; produce la cosiddetta "materia prima secondaria", cioè dalla plastica di bottiglie, flaconi e quant'altro crea un granulato, che ridiventa qualcos'altro: sedie da campeggio, pavimentazione per piste ciclabili, mattoni per costruzioni antisismiche, pali di attracco per le gondole a Venezia, e altro ancora.

L'impianto di produzione (o di rivalorizzazione) costa circa 1,5 milioni di euro, e, ha assicurato Carla Poli ad una puntuale domanda del consigliere Giampaolo Stiz, «Questi costi si ammortizzano in tre anni». Vale a dire: il mercato c'è, eccome, se l'azienda lavora bene guadagna. A Vedelago vengono trattati 30 mila tonnellate all'anno di materiale e l'obiettivo dovrebbe essere il riciclo di almeno il 50% della materia.

In quest'ottica, Carla Poli boccia su tutti i fronti l'inceneritore. «Il miglior impianto di "termovalorizzazione - ha ammonito i consiglieri roveretani - non arriva al 25% di efficienza energetica. Significa che perdiamo l'80% della materia: altro che recupero energetico».

Rovereto sulla scia di Vedelago? «Se dovremo gestire in house i rifiuti - commenta Previdi - un ragionamento va fatto: investendo nella trasformazione potremmo avere dei risparmi per tutta la comunità».

Facendolo tutti assieme: «A fronte della linearità di Vedelago, è ridicolo - commenta Pozzer - trovarci in Trentino con tre o quattro sistemi diversi. Dobbiamo unificare il sistema».

 



Rovereto, 13 marzo 2013
Dai pannolini cellulosa
e fertilizzanti

È in allestimento un processo innovativo
frutto della ricerca finanziata direttamente
dalla Pampers

dal Trentino di mercoledì 13 marzo 2013

Ciò che ha spinto i consiglieri roveretani fino a Vedelago è l'imminente novità del centro di riciclaggio del trevigiano, che se portata in Trentino annullerebbe uno dei nodi su cui ci si accapiglia di più in questi giorni in città: il trattamento dei pannolini.

Questi sono per ora destinati al secco non riciclabile, e finiscono in discarica.

Con la tariffa puntuale sui rifiuti, molti sostengono che vengano penalizzate le famiglie con figli piccoli, le donne, gli anziani.

Fra due o tre mesi, i comuni che conferiscono al centro di Vedelago (trevigiano e bellunese) cominceranno a riciclarli.

L'azienda veneta ha ultimato un percorso di ricerca, finanziato dalla stessa Pampers e seguito da università italiane ed estere, e ha ultimato la sperimentazione; da pannolini produrrà cellulosa per produrre cartoni, e ancora altra plastica.

L'impianto fa innanzitutto precipitare l'organico (che può diventare materia per concime o fertilizzanti), e quindi separa la parte di cellulosa («Di primissima qualità», specifica Carla Poli) dalla plastica.

L'impianto tratta tutti i tipi di pannolini, non solo i Pampers, e presto dovrebbe trattare anche assorbenti e pannolini per anziani. «É economico se arriva a 8000 tonnellate all'anno, ma ci stanno pensando anche in Svizzera, dove preferiscono piccoli impianti sul posto, ad esempio vicino ad ospedali», ha spiegato ai consiglieri Poli.

I pannolini vengono raccolti nei Crm, esistono dei raccoglitori ermetici per le famiglie. Toglierebbe una voce importante dal materiale destinato alla discarica, e sgraverebbe dalla tariffa puntuale molte famiglie.

Lo stesso si prefigge di fare un'azienda pronta a partire ad Ala, dove si vorrebbe produrre pannolini biodegradabili. L'area è già stata individuata da Trentino Sviluppo, l'azienda conferirebbe poi i pannolini usati ad impianti specializzati nel trattamento del materiale organico, a Isola della Scala o in provincia di Padova.

In attesa che veda la luce il biodigestore a Rovereto, quando quindi la filiera sarebbe tutta interna. Mancano però ancora alcune autorizzazioni all'attività.

 

  Ruggero Pozzer

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